Alessandra Radaelli – Tutti i Colori della Passione

Tutti i colori della passione

La pittura di Francesco Toraldo ha la curiosa peculiarità di essere modernissima e di riuscire al tempo stesso a contenere dentro di sé alcuni dei momenti fondamentali che hanno fatto la storia dell¹arte del Novecento.

Se i blu smaltati dei cieli, i rossi profondi che fanno da sfondo alle icone del jazz, le lame di giallo, le spatolate verde brillante parlano di una sensibilità per il colore decisamente fauve, i gruppi di ciclisti in corsa, con le ruote delle biciclette che si sovrappongono fino a fondersi in un vortice, rimandano direttamente ai futuristi, a Balla, in particolare.

Se la trasfigurazione dei volti dei personaggi parla di una conoscenza profonda dell¹espressionismo tedesco, i colpi di spatola, i graffi, le unghiate, il gusto per la materia ruvida e scabra rivelano l¹impulso viscerale con cui l¹artista si rapporta alla tela, un istinto che lo avvicina a tutta la scuola informale. Alla luce di questo, risulta ancora più incredibile la vicenda personale dell¹artista. Nato nel 1960 a Catanzaro, nel 1974 si iscrive al liceo artistico della sua città, ma è uno spirito ribelle. Dopo un solo anno di liceo decide di lasciare gli studi e di eleggere a proprio unico maestro il padre Enzo, rifiutando da quel momento per sempre l¹istruzione accademica.

Dal padre apprende il gusto per le inquadrature equilibrate, ritmate e la figurazione forte. E soprattutto la disciplina. Accanto a lui il giovane Francesco dipinge per ore. Il maestro non gli impone nulla, se non la costanza. Desidera che l¹allievo sperimenti e scopra se stesso in piena libertà. Scambiano poche parole, l¹essenziale, e intanto ascoltano musica, tantissima musica. Soprattutto jazz. Mario Ciampi in testa, e poi Charlie Parker, Louis Armstrong, Jerry Mulligan, Doc Cheatham, Stan Getz, Howard Johnson. Mentre apprende i rudimenti della sua prima passione, la pittura, Toraldo ne scopre un¹altra, la musica.

Sono lavori particolarissimi, quelli dedicati al jazz, forse i più emozionanti. In primo piano, al centro della
composizione c¹è lo strumento musicale. Il vero protagonista della tela.
Accanto a lui l¹esecutore, che Toraldo sceglie di rendere in tratti veloci ed essenziali ai quali però riesce a dare, con un¹abilità esecutiva sorprendente, il carattere dell¹immediata riconoscibilità. Questo il centro
focale della tela. Da lì, come in un vortice emotivo, partono a spirale, verso le estremità del quadro, macchie di colore magmatico, rutilante, ribollente, nel quale si coglie tutta l¹urgenza del gesto pittorico.
Tantissimo rosso caldo, sanguigno, ma anche blu cobalto, giallo sole, nero, graffiati di segni bianchi. Si direbbe che qui Toraldo sia riuscito nell¹intento di dipingere la musica. Quadri seduttivi, ipnotici, leggibili
come dichiarazioni d¹amore. Un approccio passionale che conquista il pubblico e i collezionisti. La stessa passione di cui, del resto, sono intrisi tutti i soggetti di Toraldo. Prendiamo gli sportivi, per esempio.
Che siano ciclisti impegnati nell¹ultimo rettilineo, ammassati in vista del traguardo, o cavalieri in sella ai loro animali ansanti, o lottatori di sumo o i recentissimi giocatori di pallanuoto, portano nella resa nervosa del
segno e nel brulicare vorticoso degli sfondi il senso del loro gioioso affannarsi verso uno scopo che, in quel momento, è il più importante della loro vita.

Ma un¹altra delle caratteristiche di Toraldo è il saper calibrare la passione. Nei quadri dedicati al tango, ad esempio, come in quelli che vedono protagonista la corrida, il pathos sembra come rapprendersi,
trattenersi nella cerimonia dei gesti misurati, ma non per questquesto spegnersi in semplice racconto. Altro tono ancora si sente nei nudi, sciolti e abbandonati, dove la scelta è quella di stemperare la sensualità, lasciandola come una suggestione sotterranea. Infine arrivano le regate, che meritano un discorso a parte.

L¹occhio dell’artista si è allontanato dal soggetto, lo ha colto da uno scorcio diverso. Gli uomini indaffarati sulla barca sono minuscoli: piccole macchie rese con la punta del pennello. Di colpo, protagonisti non sono più loro, ma la natura, l¹immensità del mare. E a questo punto, solo a questo punto, il gesto di Toraldo sembra tranquillizzarsi in un¹ammirata contemplazione. La pennellata si fa più liscia e fluida, le campiture più nette, il gioco degli equilibri più sereno, meno tormentato. E la foga del pittore si placa davanti alla potente maestà del Mediterraneo.

Alessandra Redaelli

Milano, novembre 2005